Insomma, la poesia, per tanti motivi, è l’ “oggetto” che meno si presta al consumo, non fa “divertire”, non si vende, non dà profitti(rari gli editori che investono qualcosa nelle opere di poesia), non “spiattella i fatti” già belli pronti e confezionati, non si presta alla propaganda…insomma, a che serve?a chi può interessare?
Non “serve” a niente, e questo è il suo limite, ma può interessare tutti, e questa è la sua inespugnabile forza, che spiega, tra l’altro, perché la poesia da sempre ha accompagnato le vicende umane.
da Nicola Lo Bianco, A che serve la poesia, inedito
Archive for the ‘poetici appuntamenti’ Category
A CHE SERVE LA POESIA
Posted in poetici appuntamenti, tagged poesia on 23 settembre 2014| 1 Comment »
La memoria collettiva, poesia
Posted in poetici appuntamenti, tagged memoria collettiva, terzo mondo on 21 febbraio 2014| Leave a Comment »
Vogliamo ribadire il senso che Crescenzio Cane ha inteso dare alla sua attività di poeta e di pittore , la matrice umana e tematica di quanto C. ha scritto nell’ arco di un quarantennio.
E tanto ci lascia in eredità:
“L’innominato potere occulto oggi comanda il Paese”, l’ “emergenza” continua, suoni l’allarme contro chi attenta alla “nostra umana dignità”, perché il grembo di cui si nutre il fascismo (con o senza l’orbace) è ancora troppo fecondo.
E’ tempo di prepararci ad altra fede
di sederci finalmente e ascoltare la nostra
sacra memoria collettiva di spulciare
uno ad uno tutti i torti
senza paura svegliare i nostri morti
e ascoltare finalmente i loro cuori.
Scrivere qui è una sacra maledizione
che mi porto per tutta la vita
è come una vergogna che mi fa
fuggire dalla gente per incontrarmi
con me stesso dove il tempo ritrovato
è come una malattia che chiede vendetta.
E’ sdegno perché questo terzo mondo
è l’immagine esatta che i ricchi vogliono
le mie parole desiderano essere armi
di quelle che un’antica sapienza
chiama coscienza intollerante tra
una rabbia che degrada e un minerale
parlante che eccita le coscienze
appunto sogni terribili e ragioni travolgenti.
C.Cane, dalla Memoria Collettiva, ‘87
Presentazione Nicola Lo Bianco
Centro Studi Nicolò Barbato, Partinico(PA)
Una poesia di Crescenzio Cane
Posted in poetici appuntamenti on 30 gennaio 2013| Leave a Comment »
NEL CAMPOSANTO
A mio padre
Non è vero che non avrai quiete
qui preso dall’ultima trappola
il riposo inappagato arroga solo
i fiori che di tanto in tanto
una mano callosa ti ricorda giovane.
Dov’è l’aria del giorno di festa
al porto di Napoli quando la fanfara
echeggiava dal ponte principale
tra tanta confusione pensavi subito
i tuoi nove figli oppressi dal regime.
Ancora non è mutato l’ultimo volto
che t’ha sostenuto alla caduta
credo poco di quanto mi è rimasto
da una cultura ridotta e combattuta:
la mia vita è ancora sotto schiavitù.
Dietro la nuova casa ora c’è l’orto
e il grano alto quanto un ragazzo
porta a pensare il mare sotto il sole
qui la nostra gente piegata in due
vi lavora sudando fame e disgrazie.
Cosa può fare un giovane proletario
cresciuto al margine del marciapiede
dove la lupara non certo anonima
ha fatto sempre la parte del leone?
Certamente il voto politico non basta.
Cosa sono le arance o i grossi limoni
lo zolfo o i calori del carretto
quando manca il lavoro e le scuole:
qui siamo nelle mani di quattro ladri
che hanno sempre optato per i potenti.
In questo luogo di vermi e di paure
il tempo scorre lento e taciturno
Pa tu oggi lo sai meglio di me
qui poi diventano tutti galantuomini
i fessi siamo noi che l’abbiamo bevuta.
Crescenzio Cane
palermo 1959
IL CUORE DI PALERMO
Posted in poetici appuntamenti on 26 gennaio 2013| Leave a Comment »
“Se senti due pietre muoversi
è il cuore di Palermo
che respira aria di rabbia.
Se ti parlo di rivoluzione
oggi negli occhi si scontrano
tutti i problemi del mondo e
il cuore di Palermo va a pezzi.
CRESCENZIO CANE
(da IL CUORE DI PALERMO, Coll. r, 1980)
DELLA NOSTRA UMANA DIGNITA’
Posted in poetici appuntamenti, tagged memoria collettiva on 11 gennaio 2013| Leave a Comment »
CRESCENZIO CANE
O
DELLA NOSTRA UMANA DIGNITA’
Crescenzio Cane, l’amico, il poeta, il pittore, il combattente, lo scontroso, il diffidente, il polemico, l’ arrabbiato Crescenzio, l’autore della “sicilitudine”, ma anche l’ “ingenuo” Crescenzio, non è più tra noi:è morto giovedì 13 dicembre in polemica pure con la morte.
Resta che la poesia, la pittura, gli scritti in prosa di Crescenzio Cane sono un frammento vivo della storia di questa città e della Sicilia, e, attraverso di essa ed esemplarmente, del Sud nostro e altrui: dovunque c’è un Sud nel mondo questa storia gli appartiene.
La storia non Ufficiale, si capisce, omissiva e bugiarda, ma quella della periferia, poco visibile ed oggi più che mai oscurata, la storia degli emarginati e degli oppressi, quella dei poveri di fronte alla storia dei ricchi, quella di chi in definitiva la subisce la storia e alla fine ne paga il conto totale.
A partire dal dopoguerra la vicenda umana e poetica di questo nostro scrittore e pittore s’intrinseca con i grandi eventi che mutano la fisionomia del paese: la fame e la miseria, l’emigrazione, le grandi lotte popolari degli anni ’60 e ’70, la “mutazione antropologica”, l’indecenza degli anni ’80, la depravazione economica politica ed intellettuale degli ultimi venti anni.
I titoli delle sue principali pubblicazioni possono dare un’idea del percorso letterario, radicato in una precisa realtà e coerente alle scelte esistenziali dell’uomo: dal racconto-saggio “La sicilitudine” (’59) (termine coniato dal Nostro e non da Sciascia come erroneamente si crede e si scrive) a “La radice del Sud” (’60), dai “Papiri” (’65) a “Edicola concreta” (’68); e poi “La freccia contro il carrarmato” (’71), “La bomba proletaria” (’74), “Il cuore di Palermo” (’80), “Lettera alla Libertà” (’85), “La memoria collettiva” (’87), i racconti de “La strada di casa”, le poesie de “I miei ultimi settantanni” …
Coerenza e fermezza ideologica ( ideologia come trama di pensiero e punto di vista sociale, non come bieco ideologismo, per favore) che nel tempo probabilmente gli hanno nociuto.
Crescenzio era ed ha vissuto da proletario, aveva quattro figli, un modesto stipendio, viveva in una casa popolare a Borgonuovo Sud.
E’ stato, dal punto di vista delle scelte culturali, un autodidatta, lontano e alieno da fisime e combriccole letterarie, non faceva professione di letterato.
Per volontà sua propria, o per diffidenza dell’ambiente culturale, o per incompatibilità con il clima politico in atto, non so, da alcuni anni Crescenzio si era isolato.
Eppure la sua poesia e la sua pittura sono state accompagnate da contributi critici di notevole spessore: Barberi Squarotti, Davico Bonino, Zavattini, Sciascia, Anceschi, Buttitta, La Duca, Manescalchi, ecc. …
Per tutti valga la sintesi critica che trovo in un giudizio di G.Zagarrio:
.
L’ho scritto altre volte ed in contrasto con alcune interpretazioni, a mio parere, parziali e riduttive: non è l’“ideologia” a promuovere la scrittura di Crescenzio, ma la tensione alla liberazione, al riscatto personale e sociale.
E’ la pienezza e la dignità dell’uomo, quando e dovunque venga calpestata, ad accendere l’irrefrenabile impulso a tradurre poeticamente la rivolta dei sentimenti e il suo tormentato pensare.
Un modo forse per esorcizzare, per trovare un centro di gravità nel disordine di questo mondo, in ogni caso scrivere per Crescenzio non è un composè di parole fiorite, ma un’emergenza esistenziale e stilistica: . (“Viaggio intorno ai miei scritti”)
L’“impresa” del sapere si fa cosciente e determinata, scrivere .
Ma è anche un cruccio .Un “cruccio” che è poi la forza esplodente della sua poesia
Nel poeta Crescenzio Cane non c’è alcuna intenzione di formalizzare la vita, non c’è il perseguimento del “quoziente estetico”.
Egli vorrebbe anzi negarsi alla scrittura perché sa, appunto, che “non serve”; ma non può, pena il rinnegamento di se stesso e della classe sociale cui corporalmente appartiene.
Ciò che lo arrovella sta prima e dopo la parola scritta: il concreto della vita che è “emergenza” e perciò la scrittura non può che essere anch’essa “emergenza”.Assistiamo così al fascinoso paradosso di un linguaggio che si pone al limite tra il silenzio dell’oblio e la dirompenza dell’azione.
Tra il “silenzio” e l’“azione” rimane sospesa e inappagata l’aspirazione a un mondo liberato dall’ingiustizia e dalla protervia.
NICOLA LO BIANCO
dicembre ‘12
ASCENSIONE
Posted in poetici appuntamenti on 11 gennaio 2013| Leave a Comment »
Una poesia di Nicola Amoruso
Il dono della poesia è che pur nello sguardo più straziato e più straziante, come il tuo, si avverte un sentimento di liberazione e una spinta alla libertà, che, naturalmente, non è la libertà dell’oggi e del domani, ma un’aspirazione metafisica, un’ “ascensione” a uno sguardo “senza zavorra”, da dove contemplare l’umana pochezza che è anche quella nostra, la mia e la tua.Il mio amico Nicola Amoruso questo dono ce l’ha.
Nicola Lo Bianco
ASCENSIONE
Ho cominciato il viaggio di ritorno
dopo la caduta, la mia ascensione
verso il marsupio dolce della notte.
In compagnia dei passeri sui tetti
come un suonatore di Chagall
osservo il vostro andare avanti e indietro
senza una meta, senza una ragione
ripetere parole consumate
(“Do you like tea? Yes I do”).
Prossima sosta il nido delle aquile
dove mi giunge appena percettibile
il brusio rotto delle vostre voci
(“Do…tea?…Yes…do”)
e vedo solo biglie colorate
in un apocalittico autoscontro.
Ormai senza zavorra alla deriva
dentro la mongolfiera delle nuvole
sempre più in alto fino a scomparire
immagino i vostri musi boccheggianti
(“I do, I do, I do, I do”)
dentro un acquario grande quanto il nulla.
NICOLA AMORUSO
PASSERI
Posted in poetici appuntamenti on 24 giugno 2012| 1 Comment »
Una poesia di
NICOLA AMORUSO
PASSERI
Dalla grondaia all’ulivo e viceversa
frenetico l’andirivieni dei passeri,
resistono insaziabili di voli
fino all’ultimo lume del crepuscolo.
Poi si consegneranno ai loro nidi
ad aspettare l’alba.
NICOLA AMORUSO
Chiarite l’aria/pulite il cielo
Posted in poetici appuntamenti on 14 dicembre 2011| Leave a Comment »
chiarite l’aria pulite il cielo lavate il vento
separate pietra da pietra e lavatele
separate la pelle dal braccio
separate il muscolo dall’osso
e lavateli.
Lavate le pietre lavate l’osso lavate il cervello
lavate l’anima lavateli lavateli
S.T.Eliot
DESERT STORM
Posted in poetici appuntamenti on 4 novembre 2011| Leave a Comment »
DESERT STORM
Difficile crederci
bambini anche loro una volta.
Chissà quali maestri avranno avuto
e cosa gli insegnavano in parrocchia.
Nell’archivio della Scuola Reale di Bagdad
ci sono ancora i suoi disegni:
agnelli al pascolo sulle rive del Tigri
e uccelli in volo.
L’altro invece
amava disegnare praterie
cerbiatti bianchi e allodole nel nido.
Chissà come hanno interpretato quei disegni
le rispettive équipe delle scuole
medico-psico-pedagogiche.
Non c’è poi tanto da meravigliarsi
anche il cucciolo del caimano fa tenerezza
anche Lucifero da bambino
era un putto bellissimo
mare negli occhi e miele nei capelli.
E a guardare le foto dei carnefici
in braccio ai genitori messi in posa
bravi bambini come tutti.
Poi si diventa grandi
e subito s’indossa una divisa
ci si schiera
si diventa clienti di qualcuno
s’imparano a memoria frasi fatte
(occhio per occhio – morire per la patria è bello assai)
badando soprattutto agli aggettivi.
Così la guerra è santa oppure giusta
le operazioni chirurgiche, le patrie sacre
bianca la civiltà e scura la barbarie.
Ultimo in ordine di tempo l’aggettivo
che hanno dato alle nuove armi:
intelligenti.
Ogni tanto qualcuna si distrae
e fa strage di donne e di bambini
di civili si dice.
E la retorica della pietà
si esibisce puntuale sullo schermo
col solito vocabolario di circostanza:
costernazione per il fatale errore
i ministri che provano disagio
poi lo sconcerto dei corrispondenti
l’imbarazzo della Casa Bianca
e il Pentagono che ordina un’inchiesta.
Donne e bambini uccisi fanno scandalo
solo se si dimentica
che esiste un solo scandalo: la guerra.
NICOLA AMORUSO
poeta nicosiano
celebriamo un 4 novembre contro tutte le guerre
NIKOS GATSOS
Posted in poetici appuntamenti on 30 ottobre 2011| Leave a Comment »
Nikos Gatsos(poeta greco, 1911-1992)
Amorgòs (1943)
Anni ed anni ho lottato con l’inchiostro e il martello
tormentato amore mio
con l’oro e il fuoco per farti un ricamo
un giacinto d’arancio
un fiorito cotogno per consolarti
Quanto ti ho amato io solamente lo so
io che una volta ti toccai con gli occhi delle Pleiadi
e con la criniera della luna ti abbracciai
e danzammo nei campi dell’estate, sulla canna mietuta
e mangiammo insieme il trifoglio tagliato
nera grande solitudine con tanti ciottoli intorno al collo
tante colorate pietruzze nei tuoi capelli
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